“Palazzo Costanzi “- Trieste, ottobre 1978

Poesia come equilibrio, tra luce ed ombra, tirando le somme: un equilibrio che l’artista ottiene ritagliando e sbalzando le figure e le cose dal fondo sul quale sono posate e determinando così appunto dal dentro dell’immagine, in editi equilibri grafico-tonali e impeccabili rapporti proporzionali con l’esterno. Un equilibrio, quindi, inteso anche come liberazione continua di ogni sorta di codice o, più precisamente, da ogni speculazione di carattere eminentemente teorico; cioè, una liberazione che si manifesta – tutta l’opera di Rosignano – in una puntuale e felicissima uscita dialettica dagli orpelli e dalle caricature di sempre, alla scoperta di un nuovo arcipelago di sentimenti, di memorie, di aspettazioni e di accadimenti.…Ut pictura  poesis.

Da anni, forse da sempre, il solitario Livio viene smontando e rimontando, nel segno ineffabile della poesia ( una poesia tesa, con coerenza e lucidità, all’esaltazione e alla sublimazione del sentimento dell’ora e delle piccole cose di ogni giorno: sembianze vive e defunte, relitti di civiltà , fantasmi palesi ed occulti , specole di storia , luoghi della coscienza e luoghi della memoria o della nostalgia , ad esempio ), il suo allusivo ed imparziale tribunale dell’inquisizione : qui infatti , tra le pieghe di questo ininterrotto e ansioso racconto per immagini , i riti e i miti sembrano coesistere – dentro e oltre l’eredità e l’epica del quotidiano – come prova suprema della disponibilità dell’uomo contemporaneo ; una disponibilità a fantasticare e, insieme , una disponibilità a violentare ed auto violentarsi.

Corrado Marsan.