La matita del pittore

In trenta disegni di Livio Rosignano

Dopo Camoigli e l’eccezionale acquafortista olandese Ru van Rossem, la Galleria Casanova ha offerto ora la sua ospitalità a un triestino, Livio Rosignano, giovane ancora d’età ma di non pochi meriti nel suo pur breve periodo (sei anni) di presenza attiva nella pittura.

Dicendo presenza attiva per Rosignano, che è un autodidatta, significa però includere anche un’esperienza precedente a questa milizia, e cioè i contatti, le prove, i dubbi e le incertezze che dovettero funzionare da preludio al suo arruolamento e di cui noi oggi facilmente intuiamo i benefici.

Assicura, chi di Livio Rosignano ha visto le pitture recenti ancora inedite, che si tratta di ottime, di grandi cose. Personalmente non troviamo nessun ostacolo a crederci, specie dopo aver esaminato i trenta e più disegni ch’egli espone a questa personale. Non ricordiamo di aver visto una rassegna di bianco e nero  così coerente, così logica, così utile nei suoi presupposti e nel suo sviluppo.

Il disegno – si è detto altre volte – è  per un artista una pericolosa  autobiografia. Debolezze o ambizioni, capricci o squilibri sono proprio i disegni a rilevarli, a dar loro esatti valori, una proprietà di linguaggio o anche soltanto una felice abilità grafica.

Da questo lato, Rosignano ha le carte in regola: in più egli con l’esercizio dei suoi disegni confida un’altra volta la sostanza della sua pittoricità, il senso plastico del colore sentito come materia che lo insegue e lo domina sempre, anche quando si limita ad eseguire degli appunti non destinati tutti poi a fornire il canovaccio per un quadro. Prova ne sia già la scelta  dei temi, di preferenza campagne, prati, alberi, viali, case isolate, dei quali è facile immaginare le possibilità o addirittura le necessità cromatiche. Si tratta di un disegno di pittura o per pittura, come meglio si crede, comunque di prove che vanno al di là di un valore puramente grafico, che indubbiamente possiedono, per toccare pregi ulteriori, di puù corroborata sostanza.

Prove, oltre a ciò, che testimoniano un lavoro sodo e appassionato, tenace anche nella fortuna avversa, avvicinando  Rosignano nella nostra mente alle figure più serie e consistenti della nostra tradizione pittorica; un arco ampio, forse ardito per concezione ma reale per affinità di ideali e di costume, che ci pone davanti agli occhi i nomi di un Rietti, di un Nathan, di un Wostry, di un Levier, tanto per fare cenno solo di alcuni.

  Libero  Mazzi.