Lino Lazzari
A nostro avviso Livio Rosignano sa esprimersi con grande proprietà e gusto pittorico.
Nelle equilibrate tonalità cromatiche è tutta un’espressione di sentimenti profondamente veri, in cui ognuno di noi diventa il personaggio ritratto nel quadro perché riusciamo a scoprire ciò che più da vicino ci turba e sono messe in risalto le aspirazioni che si racchiudono nel nostro spirito.
Qui sta appunto il valore della pittura di Rosignano: essere riuscito a rendere un concetto che diventa ed è vero appunto perché è universale. Questa solitudine che ci tormenta, anche in mezzo alla stessa comunità; l’impossibilità di comunicare con tutti, indistintamente, perché ognuno ha un suo linguaggio proprio che non aggancia con gli altri in quanto è frutto di personale egoismo oppure perché si rende irrecepibile, tutto ciò è lo specchio di quanto avviene in noi e attorno a noi.
Figure isolate, in un ambiente dalle tonalità fredde, sono lo specchio di autentiche situazioni che Rosignano accentua con la sua pittura che sa di tormento, anche se apparentemente serena. Non ci sono, è vero, drammi violenti, ossessionanti. Ma a prima vista, perché l’insieme dell’opera è suggestiva in ogni particolare, nei tagli, nell’ impostazione stilistica, nella scelta degli argomenti stessi, come la strada, il bar, il ristorante. Anche le stesse “nature morte” riflettono, in un certo senso, le medesime prerogative, anche se ritratte con squisita delicatezza. Comunque la pittura di Rosignano è ricca di finezze e di pregi artistici.
Lino Lazzari
L’Eco di Bergamo 1974