“Livio Rosignano era una persona profondamente malinconica e nella sua malinconia riusciva a trovare il momento e il guizzo per una felicità artificiale; ma in quella felicità egli sapeva travasare la sua carica umana nei confronti dell’amicizia. Questo era il pregio di Rosignano”.
Con queste parole il critico d’arte Enzo Santese sabato 28 novembre ha inaugurato “Il mondo di Rosignano”; una mostra dai toni variegati, allestita negli spazi della Galleria Rettori Tribbio di Trieste, dedicata a Livio Rosignano, che recentemente ci ha lasciati.
Ma Rosignano non si è soltanto limitato a dipingere ciò che lo circondava, bensì anche il silenzio inteso come luogo, luogo che veniva da lui tolto dai contesti di umanità – un esempio è il dipinto raffigurante il suo studio.
L’ultima fase abbraccia una nuova tematica, quella della bora, che Rosignano ha rappresentato attraverso un dinamismo compositivo, ricreando l’atmosfera che la bora riesce a produrre e che ben vediamo nei quadri presenti in mostra.
Lui ha da sempre prediletto le tonalità basse, buie, perché – ha ricordato Santese – “la luce la trovava dentro la verità delle cose che evocava”.
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