Giorgia Gelsi
In città Trieste e dintorni
Tanta carta e voglia di lavorare Ecco la felicità di un pittore
Livio Rosignano, classe 1924, è un artista molto noto: la sua pittura ricca di fumo, profumo e atmosfera è stata definita “di portata europea” e i suoi quadri pieni di colore e di vitalità sono riconoscibili ovunque. A Trieste – città in cui ha studiato e lavorato – è entrato in contatto con diverse realtà dell’arte, ma ha sempre tenuto fede a un percorso solitario, seguendo una forte vocazione per la pittura e non cedendo mai alle mode del momento. Una coerenza che giorno per giorno, quadro su quadro, lo ha portato a elaborare un linguaggio personale attraverso una evoluzione formale, non traendo mai però la sostanza. ” La forza delle mie opere un tempo era più spregiudicata” – afferma Rosignano – ” ma le tematiche della mia pittura sono sempre le stesse; certo mi sono evoluto, ma all’interno di una continuità” .Una fedeltà che si può trovare nella profonda sintonia con i soggetti delle sue opere, perché” l’arte vera è l’iterazione”, dice il pittore.
Certamente è passione :” la misura della felicità di un pittore sta nell’aver tanta carta e tanta voglia di lavorare; la vera gioia sta nel dipingere, bello è brutto che sia; è comunque una possibilità di crescita “.Una convinzione corroborata anche dalla povertà – quando Rosignano non poteva permettersi che due colori, il giallo e il blu, e con quelli creare il verde – e resa più forte dalla guerra.
In Germania, intanto, ho capito immediatamente che la vita valeva la pena di essere vissuta e dentro di me sapevo che sarei diventato un pittore”. Una produzione ricchissima, quella di Rosignano: quindicimila opere, tra ritratti, interni di caffè e osterie, moli e paesaggi, anche semplici schizzi. ” Di ogni mio lavoro ricordo il momento il cui l’ho fatto,, il luogo, l’atmosfera”. E tutti hanno un denominatore comune, Trieste, ” il veicolo che ho a disposizione per dipingere”. Ma Rosignano non vuole equivoci sulla sua rappresentazione della città: Trieste è ciò che amo e conosco, ma se avessi avuto altri strumenti e altre realtà, ne avrei fatto uso”.
Un modo legittimo per affermare il valore universale della propria arte. Al dibattito organizzato in chiusura della personale del pittore presso la Sala Comunale “G. Nigrisin” di Muggia – alla presenza del Sindaco Gasperini e dei critici Marianna Accerboni e Claudio H. Martelli – qualcuno ha chiesto a Rosignano quali fossero i suoi autori preferiti. “Picasso è stato sicuramente un grande artista, ma anche un distruttore che ha mangiato se stesso e i suoi seguaci, tutti falliti” – ha risposto Rosignano, concludendo: “l’opera d’arte ha bisogno di una componente emotiva, bisogna portare avanti un discorso d’amore”. E aldilà dello stile e della bravura, è questo il messaggio di un vero artista.
Giorgia Gelsi