Dopo quasi due anni mi ripresento nella mia città con una ventina di quadri di non grandi dimensioni: è questa l’unica novità rispetto alle mie cose precedenti.

Potrei aggiungere che di recente ho avvertito il bisogno di ” bloccare ” un tantino di più le mie figure  di uomini inserite sia nel paesaggio che in ambienti di atmosfere rarefatte o, più semplicemente, isolate in uno spazio di solitudine. Non so fino a che punto sono riuscito a realizzare questi stati d’animo, queste situazioni emblematiche della nostra attuale condizione umana: codesta rassegnata dignità esistenziale io la vivo profondamente. che il fatto stesso che il colore sia, di volta in volta, sfocato oppure non privo di accensioni, che la figura appena più o meno delineata, che la composizione risulti più o meno sorvegliata, dimostra la mia ricerca per avvicinarmi quanto più  non è sempre possibile ad un punto ideale. Un punto ideale – sia chiaro – che vale come obiettivo, perchè raggiungerlo significherebbe avere  esaurito i momenti interlocutori di un unico discorso, i quali soli rendono viva l’attività più intima e sofferta del pittore.

Mi pare giusto che l’artista renda espliciti taluni atteggiamenti rispetto alla propria opera. Per esempio una circostanza che ha favorito la mia ultimissima produzione di piccoli quadri, è semplicemente che a lavorare sempre in piedi mi stancava. Il mestiere di pittore non è lieve come potrebbe sembrare, e la soluzione di lavorare seduto mi ha dato il piacere di dipingere anche tele di pochi centimetri. Alla fine l’importanza di una tela non è sempre ( o forse mai ) determinata dalla misura.

Del resto, a me che non sono mai stato un pittore osservante di operazioni di stile, e che non ha il timore di apparire in qualche modo  compromesso con la tradizione, immaginarsi se importa che il quadro sia enorme o minuscolo. Piuttosto, mi preme che i miei lavori siano lo specchio della mia coscienza, dei miei interessi spirituali, perchè il pittore ( concetto ovvio fin che si vuole, ma sempre valido ) ha solo da dipingere e scavare, malgrado tutto, sempre e ancora dentro di se, senza preoccuparsi programmaticamente di incarnare e propugnare nuovi ( verbi ).

E infatti più facile che egli esprima nuove idee se esprimerà compiutamente sè stesso.Per concludere, queste poche righe di premessa alla mostra non vogliono essere un  ( cuscinetto ) per attutirne una eventuale caduta o cercar di sollevare il tono: io credo che le presentazioni e autopresentazioni ( come, del resto, i premi o le mostre più conclamanti ) non abbiamo mai avuto la virtù di fare di un cattivo artista un buon artista.

Livio Rosignano