15 novembre 1952
Abbiamo qua davanti un mondo ed un artista definito e maturo sotto molti aspetti e appunto perciò, per la sicurezza, cioè, che gli viene da questa sua spessa maturità, schiuso e disponibile ormai alle esperienze più audaci, più impensate; ma, nello stesso tempo, e gliene facciamo un merito, sempre più lontane dalle strettoie della ripetizione, della formula, di qualsiasi vizio o malinteso intellettualistico, insomma, Rosignano, diciamolo pure, non è un engagé non lo è, soprattutto, neanche con se stesso; traspare, se mai, traverso quel senso terrigno, sensualmente realistico, se può dirsi, dei paesaggi e di certi ritratti del Rosignano, una natura anarchica e spregiudicata.
Certi stanchi quanto pretenziosi problemi di struttura e di sintesi, che ha quasi rappreso entro un comune cliché compositivo tanta pittura contemporanea, sembra che non l’interessino più: si veda ad esempio “Gente di strada” la liberissima disposizione delle figure – l’accento quasi prosaico in cui si dispongono davanti quella vetrina di scarpe, magica ed inattesa. Ci sia permesso di dire che Rosignano vi ha tentato ed inventato un suo nuovo ritmo di composizione rilassata che potrebbe continuare all’infinito senza stancarsi mai, come una sequenza documentaristica solo apparentemente distratta.
Perché, a guardar bene, adesso, i suoi ritratti, si vedrà come Rosignano sia tutt’altro che un pittore distratto. Lo tenti il colore, l’atmosfera allucinata, o semplicemente il taglio ardito di un ritratto, ritroveremo sempre quella sua unghiata inconfondibile, quella ansia, costante e puntualissima, di scarnificare il personaggio sino a coglierne il carattere grottesco ed essenziale. Del resto, a questa sollecitazione nobilmente illustrativa, sorretta da un segno carnoso e spietato, rispondono a una voce tutte le altre figure del Nostro che certo non è artista facile ne decorativo. Ma, per quanto complesso, tumultuoso, Rosignano tuttavia sa sbalordirci e ci rasserena, quasi ad un tratto, con l’atmosfera cantata ed estrosa di un suo assolato paesaggio.
Ed è, a questo punto, che al di là di ogni giudizio qui necessariamente circoscritto a schemi e rigori soltanto di critica, al di là del pittore severo seppur istintivo ch’egli è, dovrebbe incominciare la storia intima di Rosignano, uomo ricco e anzi inietato di una vitalità interiore intensa e completa davvero.
Enzo Bettiza.