Corriere di Trieste novembre 1952

In occasione della recente Mostra Sociale dell’Associazione delle Belle Arti, avemmo modo di segnalare ai nostri lettori una tela del pittore Livio Rosignano; perché densa di significati umani; perché creata con vigorosa e spontanea felicità di pennellata. Senza curarci di denigratori gratuiti, di scettici conformisti, avevamo espresso, in piena coscienza e tranquillità d’animo, con frasi lusinghiere la nostra ammirazione per questo ancor giovane artista. Non fu un giudizio affrettato, e buttato là in considerazione di una ventata improvvisa di entusiasmo mal controllato, fu un riconoscimento sereno, improntato ad uno spirito di schietta sincerità, e imparzialità. Oggi possiamo rafforzare quanto già avevamo espresso, dopo esserci intrattenuti a lungo nella sala Ierco, di via S. Spiridione, dove il Rosignano attualmente espone poco meno di una ventina di opere. E ormai da un paio d’anni a questa parte che il Rosignano si è imposto all’attenzione di quanti, nell’ambiente cittadino, s’appassionano delle arti figurative. Ma mai come in questa mostra ci si è accorti di essere di fronte ad un uomo di solido talento artistico. Sia ben chiaro che la forza più evidente del Rosignano non è la ricerca artistica, accomodante e, in un certo senso, armoniosa del dipinto, bensì quella violenta gamma di colori sgorgati con precisa spontaneità dal suo drammatico e sensibile intendere; bensì quel tocco rude e angoloso della pennellata, quasi irrequieto e tormentato, segno di un vigore selvaggio e pacificamente comunicativo; bensì umana asprezza delle sue figure colte negli atteggiamenti più cari e più deboli in una suggestiva trasfigurazione realistica; bensì il caldo e convincente impasto del colore, messaggio indimenticabile dell’animo inquieto e desideroso di comprendere e di farsi comprendere dell’artista. In certi suoi scorci di paesaggio c’è la terra che bolle sotto quel verde acceso degli alberi, della campagna, quel verde cupo, angoscioso e interrogativo che risalta qua e là nell’armoniosa coerenza dei toni. E i rossi, che la violenza del suo amore per gli esseri umani colloca sovente in un ritaglio di case, in un interno. E’ un pittore d’istinto, il Rosignano, e come tale sfugge alle volte ad un controllo della misura, ed ecco alcune tele leggermente gonfie più che sensuali: è in eccesso comune ai giovani. Una bella mostra, in definitiva, che ci ha rivelato un pittore ardito, in pieno possesso di una personalità ben delineata, e soprattutto umano. Aldo Pacor Corriere di Trieste novembre 1952

Aldo Pacor

Scalpellini olio su carta intelata cm. 70 x 100 anno 1951