Un amico tempo fa mi chiese di scrivere due parole sulla felicità(tema che oggi pare sia di moda). Risposi così
Trieste è così brava e generosa talvolta che talvolta ti regala anche nel più ruvido inverno una giornata di sole che sa di primavera, e ti par di sentire nell’aria profumata l’odore di un fiore che non conosci.Aspiri a fondo, e il petto si gonfia di un’aura che stordisce.
Lei è accanto a te, intrecci la sua mano umida, intrigata in quel primo gesto d’amore, e nei suoi occhi c’è la luce calda che non troverai forse mai più.La balza non è poi tanto erta e si arriva in cima al monte come in un sospiro. La piccola osteria è là, dietro la stradina bianca. C’è modo di sedere all’aperto davanti all’entrata, all’unico tavolo. Nell’assoluto silenzio senti il ticchettio di un orologio che stenti a rintracciare. C’è nessuno?
Viene la padrona infine con le mani sui fianchi e le chiedo due bicchieri di vino rosso. Che poco dopo brilla nelle sfaccettature del vetro come fosse rubino, prezioso.C’è il sole, e pure una leggera brezza, che arriva a scompigliare i fili dei suoi capelli per il cenno giusto della mano. Parla fioca lei, e le sue parole, arrivano da lontano. Le copro le mani con la mia, e come una saetta sento una ferita in verticale lungo la schiena. Sarà stato il vento, mi dico.
Oggi, a tanti anni di distanza penso che quel brivido poteva essere un attimo di felicità. Tuttavia credo che la felicità non può consistere in un momento. E’ piuttosto una condizione che dura nel tempo, che ci procura benessere ineffabile, o anche, come è successo a me:attendevo la morte in un lager nazista, invece, nelle ultime settimane di quella non vita, avvertivo agitarsi il palpito della libertà. E i giorni che mi separavano dalla liberazione erano così intensi che quasi desideravo non terminassero mai.La libertà, il primo passo verso la felicità
LivioRosignano